Assisto alla proiezione di Bella e perduta di Pietro Marcello nel cinema Arta di Cluj-Napoca, con un buon numero di spettatori. Ammetto che sono di più di quelli che avrei immaginato, vista anche la ricca e fitta programmazione del Transilvania International Film Festival.
Al TIFF 2016, Bella e perduta è in una sezione speciale, dedicata al cinema e agli animali, ma allo stesso tempo è tra i film prescelti in lizza per il Premio Fipresci, da assegnarsi sabato 4 in una sontuosa cerimonia al teatro nazionale dell’opera della città romena. (e proprio il 4 viene proiettato nuovamente al cinema Victoria) Il pubblico in sala è attento. Questo si percepisce. Ogni tanto, nei momenti giusti della fiaba di Marcello, si sente anche qualche risata. Credo che la proiezione sia andata bene e spero che gli altri abbiano dato come me il massimo delle stelle possibili (in vista del premio del pubblico).
Tuttavia, pensavo mentre rivedevo per la seconda volta Bella e perduta: il pubblico romeno e il pubblico internazionale potranno davvero capire una pellicola così complessa, dai così tanti significati, influenze e chiavi di lettura? Ovviamente, non critico il pubblico, ma rifletto. Marcello chiama in causa la tradizione (il Pulcinella e i pulcinella), la cronaca (Carditello), mischia la finzione con la realtà. Si sentono le influenze letterarie in un lavoro che avrebbe fatto felice Basile, Perrucci e Saint-Exupery, ma anche artisticamente Tiepolo. Si parla di camorra. Si parla di Terra dei Fuochi (e le ambientazioni, visivamente ricordano molto la Romania di alcune regioni come il vicino Maramures).
Ma rimane lo scrupolo e il rimpianto di non aver avuto come ospite Pietro Marcello in persona o anche Maurizio Braucci (sceneggiatore con Marcello). Il pubblico ne avrebbe giovato e avrebbe potuto comprendere davvero un magnifico film che sono sicuro ha gradito.