Lo scozzese Michael Caton-Jones è sempre stato un ottimo artigiano della regia, autore di alcune notevoli prove e film di buoni incassi come Rob Roy (1995) come Liam Neeson e Tim Roth o The Jackal (1997) con Bruce Willis, Richard Gere e la leggenda Sydney Poitier. A questi si aggiunga un eccellente pellicola come Scandal – Il caso Profumo (1989) con John Hurt. È un peccato che non abbia mai visto riconosciuti i suoi tanti meriti di regista (al di là di un disastro come Basic Instinct 2 del 2006) con grandi premi.
In questo senso, fa piacere la vittoria al Giffoni Film Festival, il 24 luglio, del Gryphon Award per la sezione Generator +18 con il suo ultimo Urban Hymn (2015), una vittoria annunciata dopo l’ottima accoglienza ricevuta in sala nei giorni precedenti. Un “age-to-come drama”, come si direbbe in inglese, che era già stato presentato con successo a Toronto, Busan, e soprattutto al Glasgow Film Festival dove è stato protagonista di una doverosa serata di gala casalinga.
Ambientato sullo sfondo delle rivolte estive britanniche del 2011, è una storia di redenzione ambientata nel sud est di Londra. Protagonista la ribelle Jamie. Incoraggiata da Kate, un’anticonformista assistente sociale che le insegna a usare il canto come una sorta di liberazione. L’affetto di Jamie ben presto sarà conteso tra Kate e Leanne, la sua volubile e possessiva amica.
Come scrive David Sexton su “The Evening Standard”, il film rappresenta un punto di svolta per Michael Caton-Jones, e a questa si aggiungono le innumerevoli lode di testate come “The Guardian” o “Hollywood Reporter” che parlano, e concordiamo, di una pellicola intrisa di accogliente e fresco realismo sociale. Sarebbe un ulteriore motivo di orgoglio per Giffoni se la nuova grande carriera di Caton-Jones partisse proprio dal Grifone d’oro.