C’era una volta, tanto tempo fa, una principessa bellissima, un principe azzurro ed una strega cattiva: da un lato c’era il Bene e dall’altro il Male, in lotta tra loro.
E soprattutto c’era il vero amore.
Oggi, di tutto ciò, non resta più nulla. O quasi.
La Disney con una operazione quantomeno temeraria ha “aggiornato” il classico dei classici, innovando la storia ed alterando gli equilibri tra i personaggi (che sono psicanaliticamente fissi da migliaia di anni). Chiaramente é una operazione che va nella direzione delle nuove generazioni, e non sicuramente di quelle cresciute nel mito del bacio tra Aurora ed il principe. Milioni di persone, dal 1959 ad oggi, hanno sognato quel bacio o il romantico ballo sulla sponda del lago, sulle note di Once Upon a Dream. Perché, in fondo, tutti noi l’anima gemella l’abbiamo conosciuta nei nostri sogni. E la contrapposizione Male/Bene era nettissima: da una parte l’oscura signora di ogni Male, nel suo castello maledetto in compagnia del fidato corvo, dall’altro Aurora, il Principe e le tre fatine. I tempi son cambiati, i valori vengono modificati e la Disney cuce un film intero sulla sua protagonista, Angelina Jolie, straordinaria nella sua interpretazione di Malefica, dotata di una sguardo magnetico ed una bellezza fuori dal comune. Tecnicamente il film è perfetto ed ha una fotografia realmente da sogno, in cui la pirotecnica regia ci guida abilmente. Il 3D Disney è sempre una garanzia di qualità.
Il film racconta una diversa versione della fiaba. Gli autori, infatti, prendono le distanze da tutte le versioni ufficiali che si sono susseguite nel tempo (a cominciare da quella di Basile, poi di Perrault ed infine dei Grimm; in Italia queste ultime due versioni sono state tradotte da Collodi e Calvino), e la innovano: una giovane fata, dotata di ali enormi e due corna in testa, abita la Brughiera, terra incantata, abitata da magici esseri, in cui è vietato l’ingresso agli umani. Malefica, questo il suo (a questo punto inspiegabile) nome, si presenta come personaggio totalmente positivo. Conosce un giovane umano, il futuro re Stefano, papà di Aurora, che era riuscito ad entrare nella Brughiera. I due si innamorano e si giurano il vero amore. Dopo un po’ di tempo, Stefano scompare del tutto dalla vita di Malefica e dalla Brughiera. Vi farà ritorno solo quando, per poter salire al trono, imbroglierà la fata facendo leva sui sentimenti che lei prova ancora per lui, al sol fine di rubarle le ali. Una volta addormentatasi Malefica, Stefano le taglia le ali, togliendole la fiducia nel genere umano e la libertà (di volare). Questo genera una profonda trasformazione nella fata, che riacquista un nuovo equilibrio grazie allo scettro con la gemma verde: la fata passa al lato oscuro (ops, non è Guerre Stellari). Da questo momento la storia prosegue riallacciandosi alla versione classica, dalla nascita di Aurora alla maledizione, ma mentre nel cartoon il maleficio non può essere spezzato dalle fatine, poiché la magia di Malefica è troppo potente, e quindi viene attenuato da Serenella, nel film è la stessa Malefica che, dopo aver ottenuto le scuse di re Stefano per il mancato invito alla festa, lo mitiga con la possibilità di essere destata dal sonno eterno solamente col bacio del grande amore. A partire da questo momento le storie differiscono così tanto da avere in comune solo i nomi dei personaggi.
Nella versione classica del ’59 le fate proteggono e crescono la piccola Aurora, fino al 16° compleanno. Il destino della principessa è segnato dall’incantesimo: caduta nel sonno, sarà svegliata dal bacio del principe, che la salverà dopo essersi liberato grazie alla fatine – dalla prigionia di Malefica, contro la quale lotterà nell’epico scontro contro il Drago. La morale è chiara: amor vincit omnia, e nella lotta tra Bene e Male è quest’ultimo – in qualunque sua manifestazione – a soccombere.
Malefica è un personaggio la cui caratterizzazione è pura invenzione della Disney, in quanto pressoché inesistente nelle varie versioni della fiaba, nella quali la vera antagonista è la suocera, che vuol mangiare la nuora e i suoi due figlioletti, Aurora e Giorno. E quello che Disney crea, Disney può distruggere: la giovane Malefica, ferita e tradita dal perduto amor, lancia la maledizione ad Aurora, e dopo aver ricevuto le scuse di re Stefano, l’iniziale sonno dal quale mai si sarebbe destata diventa sonno, in attesa del bacio del vero amore. Malefica per 16 anni seguirà in prima persona la crescita della piccola principessina, essendo le tre fatine più sciocche che utili. La fa allattare, ci gioca, la conduce nella Brughiera e le mostra il regno incantato. Ma soprattutto, conoscendola giorno dopo giorno, cerca di annullare il maleficio, invano. Quando la maledizione si avvera, sarà la finta antagonista ad andare in cerca del principe azzurro per condurlo a palazzo, dove nella torre vi è il letto della Bella addormentata. E qui il nuovo colpo di scena: il principe bacia Aurora, ma questa non si sveglia: il vero amore ha fallito. Ma non dimentichiamo che siamo sempre in una favola: ecco quindi che, disperata, Malefica si avvicina alla principessa e la bacia. Il destino delle due si compie: la maledizione si rompe e Aurora si sveglia. A questo punto nel castello inizia la lotta tra Stefano e Malefica. Il corvo, per magia, si trasforma nel drago. Solo Aurora porrà fine al combattimento, ritrovando le ali della sua amica, che le permetteranno di vincere lo scontro col falso e folle Stefano, e di tornare a volare.
Siamo di fronte ad uno stravolgimento della morale della favola classica: non più solo l’amore, ma l’amicizia, il rispetto, ed il perdono, e solo in seguito l’amore. Aurora perdona Malefica quando scopre che non è la sua fata madrina bensì colei che l’ha maledetta; Malefica trova una rinnovata fiducia nell’uomo, grazie al suo speciale rapporto con la “bestiolina” bionda. Il tradimento subìto in amore ed in amicizia segnano profondamente le persone, e possono condurle al grigiore, alla tristezza, al rancore, alla solitudine: è questo il nuovo Male che le eroine sconfiggono. “Non chiederò il tuo perdono, perché ciò che ho fatto è imperdonabile. Mi ero smarrita nell’odio e nella vendetta. Dolce Aurora, hai sottratto ciò che restava del mio cuore, ed ora ti ho perduto per sempre. Te lo giuro, impedirò, che ti venga fatto del male finché vivrò. E neppure un giorno passerà senza che mi manchi il tuo sorriso”.
Il film solo se considerato in sé può risultare una favola in grado di accompagnare le future generazioni, secondo nuove scale di valori, in cui forse l’amore coniugale ed il matrimonio non possono né devono essere più gli obiettivi di una vita. Senza dimenticare che, come Malefica afferma più volte: “il Male è degli uomini”. Chi, invece, è cresciuto col cartoon classico degli anni ’50, può accettare meno facilmente l’(e)/(in)voluzione di Malefica, dal male assoluto a fata offesa dall’avidità dell’uomo.
Grande pecca del film è senza dubbio il cattivo uso della canzone Once upon a dream, nella versione di Lana Del Rey: solo alla fine, sullo scorrere dei titoli di coda. Una canzone dalla tale potenza, doveva essere utilizzata nel corso della storia.
Maleficent (USA 2014, col., 97′)
Regia: Robert Stromberg
Con: Angelina Jolie, Elle Fanning, Sharlto Copley, Lesley Malville, Imelda Staunton.