Di Dalila Carbone – Fotografie di Vincenzo Severino
IMAGO IGNIS, personale dell’acclamato regista Mariano Baino, curata con meticolosa precisione dall’ Architetto Loredana Baino, ha dato la possibilità a centinaia di Napoletani di ammirare una serie di ri-creazioni di pagine di libri perduti e grimorii segreti; una galleria di inquietanti creature da incubo e studi anatomici che sembrano l’opera di un naturalista che ha trovato una scorciatoia per accedere alle parti più remote degli inferi.
Le opere in mostra – disegni a matita, carboncino, inchiostro o acquerello eseguiti su carta pergamena poi scrupolosamente bruciata – sono legate ad una storia che ne spiega la presunta provenienza. “Vi sarà possibile vedere l’unica pagina sopravvissuta della prima edizione del De Praestigiis Daemonum ed alcuni frammenti bruciati delle pagine del leggendario De Furtivis Cryptomensis salvate da un fuoco che distrusse Barking Church a Londra nel 1666.” ci racconta Baino. “Ci sono anche alcune opere che fanno riferimento ai miei lavori da regista e che aggiungono all’universo dei miei film, in particolare Dark Waters.” Proprio per il suo ammiratissimo e pluripremiato lungometraggio, DARK WATERS, Baino ha vinto il “Prix Du Public” al FantAsia Film Festival di Montreal e il “Premio Vincent Price” per il contributo straordinario al cinema del fantastico al FantaFestival di Roma.
Un’ala della spettacolare Sala del Lazzaretto è stata allestita, con la preziosa collaborazione della Dott.ssa Daniela Baino e dell’Architetto Iole de Mari, per mostrarci alcuni bozzetti preparatori legati ai film di Mariano Baino, disegni fatti dal regista stesso per pre-visualizzare le sue meticolose inquadrature, note per il rigore stilistico e l’opulenza visiva che le distingue.
Parte dei disegni in mostra arrivano direttamente da un’altra personale di Baino, Cyphers And Flames, tenutasi a New York, città dove Mariano attualmente risiede grazie alla visto concessogli dal governo Usa per i suoi “eccezionali meriti artistici” (procedura molto rara).
Baino è venuto a conoscenza di questo imponente complesso monumentale, grazie alla segnalazione e al lavoro di facilitazione di Maurizio Gemma, infaticabile direttore della Film Commission Regione Campania, proprio nel corso dei sopralluoghi per il suo prossimo film, un dramma mystery psicologico intitolato, come su detto, “Astrid’s Saints”, scritto a quattro mani con l’attrice Coralina Cataldi-Tassoni, protagonista del film che Mariano intende girare a Napoli.“La Sala del Lazzaretto, con la sua atmosfera magica e il suo passato in cui il luogo echeggiava con i lamenti degli appestati e dei malati in pena, è una sede ideale per ospitare le opere di questo regista visionario che spesso è affascinato dai soggetti inquietanti ed avvolti nel mistero.” Ci ha detto Armando Coppola, Presidente della VI Municipalità del Comune di Napoli che ha patrocinato l’evento. “Abbiamo voluto approfittare della presenza di Mariano Baino a Napoli, dove è attualmente al lavoro sui sopralluoghi per il suo nuovo film, Astrid’s Saints” ha aggiunto Coppola, “per allestire una mostra che dia la possibilità ai Napoletani di visionare dal vivo alcune opere di questo artista poliedrico che è riuscito a ritagliarsi uno spazio di rilevanza nel panorama internazionale.”
In occasione di questa mostra, l’artista ha ideato un’istallazione legata alla Sala Del Lazzaretto, intitolata Rosarium Miraculorum, che, attraverso una serie di disegni che possono essere osservati solo attraverso delle piccole fessure tagliate in un tessuto a ricordare le lenzuola strappate di un Leprosarium da incubo, vuole raccontarci la storia di un noto paziente del Lazzaretto, Rosario De Lucia, scolaro e scrittore di fama mondiale, il quale aveva contratto una malattia che i medici non sapevano identificare ma ritenevano contagiosissima. Alla sua “morte” il capo-infermiere aveva tentato di bruciare gli oltre duemila disegni che De Lucia aveva completato durante la sua degenza al Lazzaretto, credendoli maledetti e impregnati di sostanze contagiose. Mariano Baino presenta al pubblico le poche pagine sopravvissute al fuoco, in un istallazione che ne consente la visione solo a distanza in caso le pagine fossero ancora estremamente contagiose. L’artista inoltre intende la parziale oscurazione dei lavori come metafora per l’impossibilità di comprendere l’esistenza di certe dimensioni e il pericolo che si corre nell’acquisire una conoscenza che vada al di là dei piccoli squarci e le temporanee rivelazioni che la nostra vita quotidiana ci consente.
“Mi piace creare realtà alternative”, dichiara Baino. “Invento mondi che non esistono o che, forse, esistono solo nelle ombre tra gli altri mondi. Ombre che celano segreti più grandi di quello che siamo capaci di comprendere e verità troppo agghiaccianti di cui non possiamo veramente accettare l’esistenza. […] M’immagino nei panni di un trovarobe, che ha la chiave per accedere a tutte le dimensioni dell’esistenza terrena ed ultraterrena al fine di trovare gli oggetti di scena di questo film in continua evoluzione che cerco di creare con i miei disegni. Ma non mi piace confinare le creature mostruose o inquietanti alle regioni basse degli inferi: a volte le puoi trovare in posti luminosissimi, molte volte sono loro i veri innocenti e il fatto che siano consumate dalle fiamme non significa che se lo meritino.”
(Foto di Aldo Nasti)
Come ha notato Gordon Wyler, curatore di Cyphers And Flames, “La tecnica di Baino usa il potere distruttivo del fuoco e dell’acqua come parte integrale della creazione artistica in modo del tutto originale. Le sue opere, elaborate affinché ci ricordino le pagine salvate dalle fiamme dell’Inquisizione, mostrano una diserzione dei confini della pittura di genere e dell’illustrazione commerciale e fungono da ponte per colmare il divario tra l’illustrazione, la creazione degli oggetti di scena e l’arte fine a se stessa.”