In una città come Napoli in cui le mostre “istituzionali” ormai scarseggiano, come si è avuto modo di dire in un precedente articolo, ma con ancora una certa sete da parte di molti suoi cittadini, la mostra “Le icone della Madre di Dio dalla Collezione Intesa Sanpaolo” rappresenta una bella, benché piccola, realtà.
Trenta icone russe sette-ottocentesche, raffiguranti la Madonna e provenienti da quella che è una delle più ricche e importanti raccolte d’Occidente, sono in esposizione sino al 5 aprile prossimo presso il Museo Diocesano, uno, secondo chi scrive, dei più belli e suggestivi musei di Napoli.
Interessante, ma non senza alcune perplessità, poiché l’allestimento nel coro delle Monache della chiesa monumentale di Santa Maria Donnaregina che ospita il museo non sembra impeccabile. In effetti, la scelta di disporre le icone in modo circolare e raccolto non appare “centrato” e sarebbe stato meglio creare una sorta di percorso espositivo, in maniera tale da rendere il tutto di più ampio respiro. Così come anche un catalogo, o una brochure, sarebbe stato auspicabile.
Ciò non toglie nulla alla preziosità delle opere, attorno alle quali si sarebbe davvero potuta creare una “mostra evento” di cui Napoli ha bisogno. Però questo può essere, in ogni caso, un punto di partenza per una considerazione di carattere generale.
Con un bellissimo Museo Diocesano, il Museo del Tesoro di San Gennaro (Tesoro immenso che sta spopolando a Roma e che ha costretto gli organizzatori capitoli a prorogare sino a marzo), il Museo d’Arte Religiosa Contemporanea (ARCA), più vari altri musei e luoghi unici (le Fontanelle, ad esempio), Napoli potrebbe puntare davvero a diventare una capitale di arte, antropologia, artigianato religioso o comunque legato al sacro, in modo colto, ma “vendibile”.
Si potrebbe fare attraverso mostre, come quelle delle icone russe, ma che devono diventare di ampio respiro e di carattere internazionale, partendo dal culto cristiano (ad esempio una mostra delle Croci intagliate lituane, patrimonio immateriale UNESCO) o da altri (islam, ebraismo, induismo, ma anche culti minori o new age). Si potrebbe fare attraverso lo scambio con altri Musei del settore, e ad esempio a Glasgow v’è un omologo del nostro ARCA.
Sorprende non ci sia a Napoli un Museo del Presepio. Anche da qui si potrebbe partire. Un Museo del Presepio è invece presente vicino a Bergamo. Da noi non ne se n’è sentito parlare. Potremmo iniziare ora.
Per info: http://www.museodiocesanonapoli.com/