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Arte

Oltre il confine della Sofferenza: collettiva d’arte al Lazzaretto dell’Ex Ospedale della Pace di Napoli

Di Valeria Ferronetti – Tutte le foto sono di Vincenzo Severino.

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Oltre il confine della Sofferenza c’è solo la bellezza dell’arte.

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Una location da togliere il fiato, sedici artisti partenopei ispirati e talentuosi, sette allievi di un Liceo artistico, un professore e un’associazione amante dell’arte e del bello che si propone di diffondere la cultura e valorizzare il territorio. Questi sono stati i numeri che hanno decretato il successo della Collettiva d’arte “Oltre il confine della sofferenza”, inaugurata ieri 27 Febbraio presso le sale del Lazzaretto dell’Ex Ospedale della Pace a Napoli e aperta ancora solo fino a domenica 1 Marzo.

Forse pochi di voi sanno che in Via Dei Tribunali a Napoli, nel Complesso Monumentale S. Maria della Pace, sorto nel 1500, c’è la sala del Lazzaretto, uno dei pochi luoghi in città che accoglieva lebbrosi, appestati e malati infetti. La sala, lunga 60 metri, presenta sul fondo un’ altare di marmi connessi del XXVIII secolo che aveva la funzione di separare il salone dal gabinetto medico. Tutt’intorno, perimetrale alla sala, un ballatoio dal quale venivano serviti cibo e bevande ai degenti per evitarne il contatto. Il luogo è intriso di storia e dolore, “un luogo in cui le stesse mura” come ci sottolinea Olga Centanni, portavoce dell’Associazione ArteinMovimento che ha curato l’evento, “ti raccontano la sofferenza vissuta negli anni del morbo pestilenziale prima e del colera poi.”

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Da qui anche il titolo della collettiva – Oltre il confine della Sofferenza – in cui gli artisti sono stati chiamati a presentare, come racconta ancora Olga Centanni,  “opere che andassero oltre il dolore, oltre il luogo, oltre questa accezione quasi negativa che il Lazzaretto rimanda alla mente, presentando creazioni che andassero nella direzione opposta, che facessero pensare al bello, che fossero un inno alla gioia e alla vita”.

E così, iniziamo il nostro percorso in questo luogo suggestivo, accolti dall’opera di Antonio Conte, Lettere dal Cholera (testimonianze), un’opera che, per stessa ammissione dell’artista, “non poteva essere contenuta in un solo dipinto perché, quello che volevo fare” racconta Conte “era riportare la testimonianza dell’epoca e per una strana coincidenza, avevo da poco visto il film sulla vita di Leopardi in cui si racconta anche il suo ultimo periodo, quello in cui ha appunto vissuto a Napoli al tempo del colera. Ho scelto quindi, alcuni scritti del poeta, anche se confesso che mi sarebbe piaciuto scriverne magari di nuovi, come se io stesso fossi stato lì, nell’epoca in cui il morbo devastava la città”. Un libro d’artista dunque, creato da Antonio Conte, un libro che racchiude brani di lettere di Leopardi, che si fondono e confondono tra teschi, penne e calamai dipinti dall’artista. Un’opera intensa, suggestiva e interattiva, che ha incontrato il favore dei visitatori che addirittura restavano in fila, in attesa di poter sfogliare e toccare con mano, forse per la prima volta, un’opera d’arte.

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Proseguendo lungo il percorso creativo, non posso fare a meno di pensare che tutte le opere esposte hanno una grande carica emozionale. La mia attenzione viene letteralmente rapita dall’opera “Elogio alla vita” di Veronica Rastelli, un’opera in cui si resta quasi abbagliati dalla luce che emana. Un’opera carica di simbolismi in cui ritroviamo i teschi, simbolo di morte, al centro della quale è posto l’ex voto, simbolo di preghiera, in quanto la popolazione, disperata, si affidava ai Santi per superare la sofferenza e il dolore. Da fili sottili poi scendono dei coralli, simbolo di buon augurio e le pietre preziose, che venivano addirittura mangiate, perché si pensava che avrebbero contribuito alla guarigione. E ancora gli “abbitielli”, ossia le medagline raffiguranti i santi che venivano indossate in segno di protezione e devozione. Dai teschi partono immagini di vita, per simboleggiare il passaggio dalla malattia alla guarigione e al centro é posto un cuore rosso che parte dall’ex voto, e che rappresenta un chiaro simbolo di rinascita, di superamento della malattia.

E il superamento del dolore traspare anche dai due dipinti di Paco Falco. “Ho immaginato la felicità” dichiara l’artista, “come una luce che appare improvvisa ed ogni raggio è un seme capace di esplodere e rifiorire nel cuore generoso di chi è capace di trovarla”. Le sue opere sono un’esplosione di gioia e di colore, un tocco di armonia che infonde in chi le osserva un senso di pace, serenità e voglia di vivere.

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E la voglia di vivere, la gioia, la felicità,  il bello lo ritroviamo anche nell’installazione di Maurizio Rodriguez a cui si contrappone quella di Raffaella Baldassarre, che racchiude le emozioni in piccole bottiglie, perché ognuna possa avere poi, il suo posto,”Il posto delle cose”.

All’inaugurazione ha preso parte anche il presidente della IV municipalità del Comune di Napoli, Armando Coppola, che si é detto contento e soddisfatto del lavoro svolto dall’associazione ArteinMovimento e del prezioso contributo che gli artisti hanno dato al luogo omaggiandolo con le loro creazioni.

IMGP3091960 (Copy)Gli artisti coinvolti in questa esposizione si sono dimostrati camaleontici, evolutivi, originali, per la scelta dei materiali e delle tematiche presentate, e soprattutto molto diversi tra loro. Perfettamente integrati e particolarmente interessanti anche le opere degli allievi del liceo artistico S.S. Apostoli di Napoli, guidati dal professore Giuseppe Giordano, che a sua volta ci ha regalato forti emozioni con la sua installazione. Unico rappresentante della fotografia è Carlo Di Santo, fotografo pubblicitario e di moda che con la sua opera De-line, é andato oltre i canoni della fotografia stessa, presentando una foto scomposta e ricomposta, tagliata male, leggermente fuori fuoco, che supera le regole base della fotografia per avvicinarsi alla storia del Lazzaretto . La foto se vogliamo, simboleggia l’uomo, distrutto dalla malattia, che riesce però a superarla, ricomponendosi ma portando con sé i segni della sofferenza patita.

collageoltUn grande successo di pubblico e critica,  quello ottenuto dalla collettiva, “Oltre il confine della sofferenza”, grazie soprattutto all’impegno profuso dall’associazione ArteinMovimento, alla creatività degli artisti e alla magia del luogo. Descrivere tutte le opere e nominare tutti gli artisti non mi è stato possibile per ovvie ragioni di spazio, ma le sensazioni che ho vissuto durante l’inaugurazione mi sono giunte da ogni parte e hanno lasciato un segno indelebile dentro me.

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