Nel cuore del centro storico di Napoli, il museo/fondazione Madre (http://www.madrenapoli.it/) dedica due mostre ad altrettanti importanti esponenti dell’arte contemporanea: l’irlandese Padraig Timoney e l’italiano Vettor Pisani.
Il primo, nato a Derry (Irlanda del Nord) nel 1968, è noto per essere uno dei personaggi più poliedrici dello scenario artistico internazionale, al punto che le sue personali sono state a volte scambiate per l’assemblaggio di pezzi di autori diversi. Il secondo, nato a Napoli nel 1934 (ma barese o ischitano secondo alcune fonti, e romano d’adozione dal 1970, poi morto suicida nel 2011 nel suo appartamento al quartiere Testaccio), è stato commediografo, oltre che pittore, architetto e performer. Conosciutissimo nel panorama artistico mondiale, ha esposto alla Biennale di Venezia (per ben sette edizioni) e al Museo di Arte contemporanea di Roma.
A Padraig Timoney il Madre dedica un percorso artistico a cura di Alessandro Rabottini che proseguirà fino al 12 maggio 2014, una delle mostre più ricche mai dedicate all’artista irlandese che da tempo vive e lavora a New York. L’opera di Timoney è di ampio respiro: come buona parte degli artisti contemporanei lavora mescolando pittura, fotografia e installazioni. Laureatosi a Londra alla Goldsmith University nel 1991, nel 1999 è stato uno dei curatori della Biennale di Liverpool. A un primo sguardo, lo stile di Padraig Timoney non appare compatto: gli oggetti, le immagini e le fotografie suggeriscono la natura dell’artista, e cioè quella di un inventore di stili, di un creatore di caos artistico e di un viaggiatore tra metodi e stili che utilizza olii e acrilici, pitture raschiate e logorio di superfici per raccontare la sua (sue) storia personale. L’artista si muove tra inganno e mescolanza concettuale in un percorso che esplora tutti i linguaggi dalle arti figurative a un’estetica meditativa più classica che arriva ai precetti della cultura digitalizzata del villaggio globale. Se lo accostassimo alla letteratura, potremmo paragonarlo al Beckett (altro irlandese di fuoco) di Aspettando Godot. Tra surrealisti e Magritte, Timoney lavora moltissimo sui meccanismi di visione e trasmissione delle immagini ed è considerato, a ragione, uno degli artisti più eclettici del panorama artistico contemporaneo.
La mostra dedicata a Vettor Pisani, e curata da Andrea Villani ed Eugenio Viola, s’intitola eroica/antieroica: una retrospettiva e proseguirà invece fino al prossimo 24 marzo 2014. Si tratta di una retrospettiva completa e davvero esaustiva sull’autore italiano. Personalità, ricerca e arte visionaria, Pisani è considerato uno dei più importanti e originali artisti italiani del secondo Novecento. Precursore e sciamano di certi stilemi e fautore di un approccio artistico che vede nella contaminazione un punto di forza, Pisani si affida all’immagine come veicolo di espressione e comunicazione. Le sue intense opere sono piene, fra le altre cose, di figure geometriche, specchi, icone religiose, strumenti musicali e clessidre, oltre a una quantità di animali (dalle tartarughe alle galline) che contribuiscono a rendere la sua produzione non incasellabile oltre che non identificabile in un unico genere. C’è molto nell’opera di Vettor Pisani: filosofia, conoscenza, cognizione, narrazione, metamorfosi, antieroismo e un circo surreale che sa un po’ di Fellini, un po’ di Pasolini, un po’ di Marcel Duchamp. L’esposizione riunisce lavori e documentazioni dagli anni Settanta in poi, opere suggestive dal sapore provocatorio contraddistinto dallo spirito violento e forse un po’ compiaciuto delle avanguardie storiche. È soprattutto l’architettura del pensiero che s’incarna nell’immagine e trova una sua quotidianità a rendere Vettor Pisani un artista moderno e profondamente antropico in funambolico equilibrio tra impeto simbolico e inquietudine filosofica. Val la pena visitare e –se possibile – studiare l’opera di Pisani soprattutto per la riflessione sulla Politica come viatico di degenerazione morale e la surreale speculazione sull’evoluzione delle vicende storiche. Dipinti su tela e pvc, disegni, collage, installazioni, foto e materiale documentativo di vario tipo accompagnano il visitatore lungo il percorso artistico.
Una curiosità: il Madre produrrà nel 2014 un volume bilingue (italiano e inglese), completo di analisi critica, bibliografia e iconografia, edito da una casa editrice italiana specializzata nel settore dell’arte, Electa, dedicato, a entrambi i personaggi. Da sempre, il Madre è attento agli artisti più particolari della scena italiana e internazionale. L’architetto portoghese Alvaro Siza ha trasformato l’antico palazzo Donnaregina in un bellissimo spazio espositivo da dedicare all’arte contemporanea dotato, tra le altre cose, di biblioteca, auditorium, caffetteria e laboratori didattici. La nota rivista d’arte Artribune ha riconosciuto il Madre miglior museo d’Italia del 2013.
[Foto: www.madrenapoli.it]