di Paolo Matteis*
A volte ci capita di camminare su un tappeto di foglie secche e sentire improvvisamente il profumo di un passato che ha lasciato un ricco patrimonio culturale, che oggi però ci risulta piuttosto ostico se volessimo prendere in esame alcune forme popolari che esistono da sempre.
Le Guarattelle come per altri generi di spettacoli teatrali trovano terreno fertile nelle piazze, nei vicoli, nelle ville Comunali .Il personaggio principale delle guarattelle è Pulcinella e come scrive il filosofo Aldo Masullo “Pulcinella nella sensibilità popolare e comune raccoglie in sé tutte le miserie, le passioni e illusioni degli uomini e per questo costituisce una sorta di simbolo universale e dà l’idea di come alla fine di tutte le avventure e disavventure gli uomini puntino disperatamente alla sopravvivenza, riponendo in essa le proprie virtù e vizi. Il mondo dei burattini è riempito di voci, di armonie, allietato da musiche allegre e arricchito di quelle emozioni che solo questo magnifico mondo riesce a trasmettere. Uno spettacolo dove prevale quel ritmo incessante prodotto da bastoni, spade e altri oggetti utilizzati nei momenti più esilaranti; meravigliose figure dotate già nel corpo, di cuore e sentimenti.
Pulcinella ormai è la maschera tra i beni tutelati dall’Unesco. Una iniziativa portata avanti da un gruppo di studiosi campani che punta a far ottenere alla famosa maschera napoletana della commedia dell’arte il prestigioso riconoscimento.
Le guarattelle soprattutto nell’ultimo decennio sono state molto rivalutate come forma di spettacolo popolare perché ripropone pur sempre il repertorio pulcinellesco. Questi spettacoli sono ricchi di lazzi e calchi comici; peculiarità delle guarattelle è la modularità dello spettacolo; le sequenze sono sempre le stesse ma l’ordine cambia di volta in volta a seconda del pubblico che si ha dinanzi. Oltre a mettere in evidenza alcuni punti salienti che riguardano il campo più strettamente drammaturgico necessita dire che nelle guarattelle si rintracciano quei topòi antropologici che rispecchiano non solo l’uomo del meridione ma l’ uomo universale. Particolarmente importante è l’utilizzo della pivetta, strumento che viene applicato sotto il palato in prossimità della gola per riprodurre le voci di Pulcinella, Il Cane e Il Diavolo; quando ci sono altri personaggi ad interagire lo strumento si passa a lato della bocca ritornando alla voce naturale. Molti sono i guarattellari che tutt’ora esercitano a Napoli e all’estero; tra questi: Bruno Leone, Roberto Vernetti, Salvatore Gatto, Maria Imperatrice, Alessandra Barbieri, Irene Vecchia, la Famiglia dei Ferraiolo che diffondono in tutto il mondo la magia di queste performances trascinando il pubblico in un mondo quasi metafisico. Oggi questo tipo di spettacoli rientra tra i migliori metodi terapeutici nelle strutture ospedaliere. Da secoli e secoli le guarattelle hanno trovato la platea più attenta e costante pronta per l’applauso e alla risata, uno spettacolo dove non ha assistito soltanto la plebe ma anche l’aristocrazia come anche una buona parte della cerchia degli intellettuali. E come disse Luciano De Crescenzo qualche anno fa “Dovunque sono andato nel mondo ho visto che c’era bisogno di un poco di Napoli”.
*28 anni, irpino, è studioso di teatro, in particolare di teatro di figura.