Leggo con un po’ di amarezza le nomination per il Premio Attilio Micheluzzi 2016 che verrà assegnato il prossimo 23 aprile al Napoli Comicon. Lo ammetto. E questa amarezza è dovuta al fatto che il fumetto (o meglio il graphic novel) che reputo migliore non appaia nella cinquina come miglior fumetto e/o migliore sceneggiatura: Anubi di Marco Taddei e Simone Angelini, pubblicato da GRRRz.
Credo sia meglio dirlo subito, perché potrei sembrare di parte: in qualità di direttore editoriale della Bel-Ami Edizioni sono stato l’editore dei due lavori precedenti del duo Taddei e Angelini, Storie brevi e senzà pietà e Altre storie brevi e senza pietà (pubblicato anche negli Stati Uniti dalla Tinto Press), e quindi potrei essere tacciato di conflitto di interessi e di portare acqua al loro (e indirettamente al mio) mulino. Ma in primo luogo mi reputo uno studioso e un critico, onesto intellettualmente, e ora parlo in tale veste.
Anubi è un capolavoro. Lo hanno notato giornalisti del settore ed esperti della nona arte. Lo ha notato un’autorità come Paul Gravett sul suo blog. Ed è stato inserito tra i migliori prodotti editoriali grafici e di fumetto del 2015. Mi sarei sinceramente aspettato una nomination. Questa esclusione tuttavia non inficia il mio giudizio sulle qualità dell’opera.
Molto è stato scritto su Anubi, sulla sua trama (che è anti-narrativa allo stato puro), sulle sue disfunzioni e sui cortocircuiti che mette in piedi, sul suo essere allo stesso tempo pulp e letteratura alta e citazionista (faccio due nomi: Altan e Burroughs). Non voglio ripetere quanto scritto da altri, ma soffermarmi su un altro aspetto che mi ha colpito profondamente mentre leggevo e rileggevo, ovvero il personaggio di Anubi, l’ex dio sciacallo egizio.
La grandezza di Taddei e Angelini, da un punto di vista di scrittura e di disegno, risiede esattamente in quel personaggio protagonista che ha un qualcosa di straordinario. Taddei e Angelini sono riusciti a creare un personaggio nel tratto caratteriale e visivo semplice e complesso allo stesso tempo, riproducibile e iconico. Hanno dato vita un personaggio che nasce già come un “classico” (contemporaneo) del fumetto.
Ammetto che, mentre leggevo, avevo sottomano la collana dei “Classici del fumetto” di Repubblica, in particolare “Lupo Alberto”, e immaginavo una copertina simile anche per Anubi, con il dio sciacallo al centro.
Sì, Anubi e Anubi hanno tutto per essere un classico.
Allo stesso tempo sono rimasto colpito, dai personaggi che girano attorno al protagonista, da Horus, il dio falco anch’egli caduto in disgrazia. Ha potenziale per essere anch’egli protagonista di un graphic novel indipendente. E spero davvero che, dopo Anubi, un giorno ci possa essere un Horus.