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Cinema

Dopo trent’anni torna con un nuovo episodio la saga di Mad Max

Viaggiando alla scoperta dei paesi troverai il continente in te stesso.
(Proverbio indiano)

max1Decidere di inoltrarsi nella saga di Interceptor / Mad Max, è un impresa non facile. Devo ammettere il mio iniziale scetticismo riguardo il ritorno di un personaggio come Max Rockatansky il Folle, ormai il cinema commerciale ed  industriale, viaggia, su reboot ,  prequel , sequel, e chi più ne ha più ne metta . Il cinema, quello dei blockbusters , sta cavalcando l’onda dell’effetto nostalgia, si ripropongono così storie ispirate al mondo del fumetto o a vecchie serie TV di successo,  oppure furbi rifacimenti trovati in cantina e rispolverati con qualche  effetto  digitale  in CGI  di ultima generazione.  Pensavo poi a George Miller, un regista coraggioso ed istrionico, da molti stimato per la sua professionalità;  che da Happy Feet 2 , film d’animazione digitale per famiglie, passa ad una sorta di reboot  digitale del suo pupillo Max, insomma ci credevo poco pensando all’ennesimo film videogame; e facevo male, infatti  Mad Max – The Fury Road è cinema allo stato puro, un racconto per immagini emozionale, viscerale, una frenetica corsa in rollercoaster visivamente allucinante, estremo ma  mai gratuito o compiaciuto, è adrenalina cinematografica che ti tiene incollato alla poltrona per due ore. Non vorrei spoilerare troppo sulla trama:  In un futuro post-apocalittico, due ribelli in fuga, Max e Furiosa, sono gli unici (ant)eroi in grado di ristabilire l’ordine, salvando il mondo dalle perfide e avide grinfie di Immortan Joe. il film visivamente è un vortice furioso che ti travolge , un viaggio narrativo all’interno di se stessi dove spesso dobbiamo sciogliere i nostri nodi e combattere i nostri fantasmi, per redimerci  ; c’è anche una  riflessione politica sull’ uso del potere che l’uomo attraverso le dittature infligge ai suoi simili ancora oggi in molte nazioni, ma anche una metafora sulla  speranza  ,  su una nuova nascita, sul seme che può diventare fertile,  sull’amore e sull’altruismo, unici antidoti  in un mondo di follia; molto toccante,  in tal senso, la scena finale in cui Max dona il suo stesso sangue a Furiosa per mantenerla in vita, tramettendogli forse anche parte della sua sana “pazzia”.   Travestito da road movie, la pellicola, nel suo substrato più profondo “nasconde” una serie di tematiche molto attuali , Fury Road racconta di un mondo post-apocalittico devastato dalla siccità e dalla necessità di sopravvivere giorno dopo giorno, dove l’acqua è un bene talmente prezioso da essere scambiato con il petrolio, e dove la mancanza di beni di prima necessità trasformano gli esseri umani in belve senza-dio. Ma le tematiche che Miller vuole affrontare sono metafore, rivolte al mondo in cui viviamo oggi, all’adesso,  la scarsità di risorse naturali, quali l’acqua e la vegetazione ai fini alimentari, nello stesso anno dell’Expo 2015, non sono un caso. Madre NATURA e le figure femminili, sono le vere protagoniste della pellicola, dove da merce di scambio a “ vacche  da latte “ , si trasformano in valchirie del deserto , vedi la sequenza con  le Molte Madri, passando per figure accattivanti come  la grintosa e tormentata Furiosa, una straordinaria, come sempre, Charlize Theron . Il lungo cammino verso le Terre Verdi è un allegoria verso un viaggio interiore, Max in questo episodio della saga,  appare più in sordina, funge da anello di congiunzione narrativo, i suoi silenzi ed i suoi sguardi laconici parlano più di mille dialoghi macisti a cui il cinema d’azione d’oltreoceano ci ha abituati. Tom Hardy non interpreta, ma impersona, diventa la maschera del personaggio, e forse non è un caso se nei primi minuti della vicenda indossa  per l’appunto una maschera di acciaio, una sorta di museruola alla Hannibal Lecter post apocalittica. Tecnicamente impeccabile, ogni elemento dalle scenografie ai costumi, dalle musiche al montaggio e alla fotografia, sono tutti dettagliati tasselli di un unico mosaico perfetto! Assolutamente da vedere, uscirete dalla sala con ancora l’odore di gasolio addosso e la sabbia del deserto nelle scarpe. Forse a volte conviene essere folli! 

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