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Cinema

Come si fa una rapina a Napoli: al Festival di Roma “Take five” di Guido Lombardi piace

Al Festival Internazionale del Film di Roma, Napoli piace. Dopo i Manetti Bros arriva anche il film di Guido Lombardi.

 

takefive

I film  napoletani presentati al Festival Internazionale del Film di Roma sono stati una bella sorpresa e lasciano lo spettatore soddisfatto. Dopo il poliziesco un po’ fumetto e molto ironico dei Manetti Bros, Guido Lombardi ha presentato per la sezione Concorso, Take Five. Si tratta, in questo caso, di un gangster movie alla napoletana in cui una banda di malviventi composti da un boss malavitoso, un rapinatore di professione, un altro rapinatore (afflitto da depressione da “passata grandezza”), Peppe O’ Sciomen, una ex leggenda, un pugile e un fotografo con il vizio delle rapine, vogliono rapinare una banca con un bottino che raggiunge i due milioni e mezzo di euro. La banca in questione è la Partenope di cui uno del gruppo,  Carmine, operaio del Comune di Napoli, sa dove è ubicato il caveau con i soldi.

Fra gli interpreti figura Peppe Lanzetta, scrittore, attore e drammaturgo che ha lavorato con i più grandi del mondo del teatro e della musica, come James Senese, Enzo Avitabile e Franco Battiato per i quali ha scritto i testi delle loro musiche. Per quanto riguarda il cinema ha lavorato, fra gli altri, con Tornatore e Mario Martone. Da molto tempo, dice alla conferenza stampa di presentazione del film, si era allontanato dal cinema; “ Mi piaceva essere in attesa di qualcosa di vero”  – ha dichiarato – “ Sono contento di aver fatto parte di questo progetto […] Il cinema è una cosa seria, sacra”.

Il film prende ispirazione da diversi film che hanno già affrontato il tema della rapina “rocambolesca” , per esempio il primo che salta in mente non può non essere I soliti ignoti del 1959 di Mario Monicelli, ma il regista Lombardi ha detto che il film a cui si è ispirato principalmente è The Big Kahuna del 1999 di John Swanbeck.

Rispetto ai film dei Manetti Bros, dove Napoli è un altro personaggio, la città compare poco, solo alcuni elementi che ci fanno localizzare la vicenda che non sarebbe stata la stessa se fosse stata ambientata altrove, perché la napoletanità è comunque molto presente. Ma un altro personaggio, astratto, se c’è, è nella musica, classica, alla spaghetti western (ispirata a Morricone) e poi un brano jazz che da il titolo al film stesso, Take Five di Dave Brubeck. Rispetto a ciò, Lombardi ha detto: “Ispirandomi a questo brano ho voluto creare un’improvvisazione di attori sul tema”. Il film scorre veloce e tutti gli interpreti sono in grado di reggere il ritmo e sono credibili, anche perché alcuni di questi hanno avuto precedenti da fuori legge. Per esempio Salvatore Striano (Sasà il fotografo) si è formato professionalmente nel carcere di Rebibbia a Roma, dopo la dura esperienza del carcere minorile.

Tra i film in concorso Take five si difende bene, sia per essere un film italiano sia per il fatto di affrontare in modo dinamico e veloce il discorso della criminalità a Napoli, salvandosi dalla banalità del tema, con un finale originale e giusto.

[Fotohttp://www.romacinemafest.it]

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