Al Castel dell’Ovo fino al 1° ottobre vi sarà una mostra di Ranking Art e Trimodernità organizzata dalla Spazio Nea, bar è galleria d’arte sita in piazza Bellini che esce dal perimetro del Centro Storico dopo poco più di un anno di attività.
La Ranking Art – come si legge nella nota di presentazione della Mostra – è un connubio tra “forma ed etica, preferenza e rifiuto, per intercettare i linguaggi di massa e far propria la sfida della complessità”. Il nome di questa nuova tendenza artistica deriva dalla necessità di evidenziare il fare virtuoso, che spesso è insito nella capacità di scelta all’interno di un ampio ventaglio di possibilità, senza perdersi nei circoli viziosi delle ripetizioni accomodanti.
Tant’è vero che il verbo “to rank” in inglese contiene fra i suoi significati “essere superiore o avere precedenza”; “in pratica – si legge ancora nella suddetta nota – “se per il Futurismo contavano la macchina e la velocità, e per la Metafisica erano essenziali la sospensione del tempo e la figurazione aliena a genesi classicista, se per l’Arte Povera il baricentro di tutto era l’autoespressione della materia-medium, e per la Transavanguardia non si potevano che praticare il nomadismo e la contaminazione stilistica della pittura, ora per la Ranking Art contano la somma dei media, il confronto e la scelta, la cooperazione antagonista e l’attrattore“.
Secondo quanto si legge nel comunicato stampa diffuso dagli organizzatori, “La poetica della Ranking art ostacola l’appiattimento e lo scaricamento dei significati delle rappresentazioni artistiche, come dimostrano le opere di Germano Alcar che si focalizzano sulla localizzazione dei circostanze che occorre riprendere per poter capire il mondo delle immagini. Va contro l’annientamento dell’identità. Si vede nei lavori di Amelia Morelli che riconquistano l’identità del singolo come i valori che mettono insieme l’umanità su comportamenti condivisi. Vi è un opposizione, ancora, alla perdita delle cronache storiche che contraddistinguono la cultura dei popoli, come si può vedere in Raffaella Vitiello che si fa portatrice di informazioni attraverso il colto recupero della ri-narrazione di eventi e di gesta, rileggendone i contenuti senza nulla togliere al mito. Con Emanuela Volpe si osserva l’ avversione verso l’incoronazione del desiderio e del capriccio, mentre nei soggetti cubiformi di Mariella Romano si prendono le distanze da modelli molto più rigorosi. Leonardo Scarfò usa gli strumenti sottili della divulgazione letteraria: le metafore, i simboli e le allegorie. Le sue opere vanno guardate, lette e meditate grazie alla forza della figurazione empatica che si instaura con il fruitore. C’è, poi, Davide Disca, artista esperto nel bricolage, che non pone confini ai materiali da utilizzare per creare le sue opere, in cui la pittura e l’oggetto si rintuzzano per annientare il dualismo tra la realtà e la sua rappresentazione. Un altro modus quello di Carlo Sassi, scultore della forma essenziale transeunte che vede il mondo come un continuo processo creativo di combinazioni e ricombinazioni di elementi tridimensionali. Riesce a ricreare forme sapendo di vivere nell’epoca della trimodernità. Infine l’osservazione del mondo in cui viviamo con il rifiuto dello sfruttamento non compatibile delle risorse naturali. Contro la politica del rinvio sui temi ambientali, Gianluca Botti propone sculture in cui prendono forma delle grosse cerniere aperte, attraverso cui emergono imperativi ecologici che appaiono come svelamenti di condotta che non è possibile più ignorare”.
Tutto questo ancora per pochi giorni a Castel dell’Ovo!
Per info: www.spazionea.it