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A “Giffoni Experience” talenti visionari a confronto: Michel Gondry e Boris Vian

Michel Gondry, regista di Se mi lasci ti cancello e L’arte del sogno, dallo stile visuale molto particolare e innovativo, ci stupisce ancora con una vicenda che definire visionaria è veramente riduttivo. Si tratta di Mood Indigo, un film simbolista e onirico basato sul romanzo di Boris Vian (1920 – 1959) dal titolo La schiuma dei giorni. La storia è sceneggiata da Luc Bossi e uscirà nelle sale il prossimo 12 settembre ed è stata presentata in anteprima al Giffoni Experience 2013.

La vicenda è quella di un ricco giovane, Colin (Romain Duris), che vive di rendita nella splendida Parigi in compagnia del suo amico Chic (Omar Sy). Un giorno Colin si rende conto che la sua vita non è completa senza una donna da amare; un po’ per caso e un po’ grazie alla complicità dei suoi amici incontra la dolce Chloe (Audrey Tautou). I due si innamorano a prima vista e dopo sei mesi decidono di sposarsi. In luna di miele però Chloe viene colpita improvvisamente da una malattia causata da una ninfea che le cresce nei polmoni. Colin, che non ha mai lavorato un solo giorno, si vede costretto a rimboccarsi le maniche per pagare le cure che dovrebbero salvare sua moglie…

Se ci soffermiamo semplicemente sulla trama, il film non sembra poi molto diverso da altri melodrammi che abbiamo visto al cinema. Tuttavia è la resa stilistica, le scelte registiche, lo sguardo della macchina da presa e i molti elementi simbolici a rendere questo film unico nel suo genere. Innanzi tutto l’elemento fantastico è quello che balza agli occhi; il protagonista, infatti, oltre che con  l’amico “maggiordomo” vive con un topino che gira per casa come fosse un animale domestico. Il regista ha deciso di usare un attore travestito appunto da topo per il personaggio in questione. Ciò crea un primo effetto di straniamento che non permette allo spettatore l’immedesimazione nella vicenda. Altra cosa molto originale è il fatto che il cuoco, per preparare le pietanze, si serva di uno chef in carne e ossa che compare dagli elettrodomestici e addirittura gli passa le cose. Questo elemento può essere visto come una critica o una presa in giro della tecnologia moderna che ormai ha invaso tutti gli ambienti della casa, anche la cucina. Con uno smartphone o un ipad possiamo infatti scaricare foto e ricette di quello che ci interessa. L’elemento buffo del cuoco che esce dal frigorifero potrebbe appunto essere una versione clownesca di ciò. Quando i due protagonisti si sposano, devono compiere con un’altra coppia di amici una sorta di gara con go-kart per giungere all’altare e poter coronare il loro sogno. Il prete scorbutico che celebra la cerimonia si rivelerà essere molto avido di denaro nel momento in cui si dovrà celebrare un funerale. Senza soldi non si potrà avere una cerimonia dignitosa, in questo caso il simbolo è facilmente spiegabile, e forse vuole essere una critica all’avidita di certi esponenti del clero.

Ovviamente si tratta di ipotesi che vorrebbero provare a risolvere l’enigma di questo film che può essere visto su più livelli.

[Foto: stanzedicinema.it ; cineblog.it]

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