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Cinema

Il Conte Dracula rivisto e corretto, in 3D, dal Maestro dell’Horror Dario Argento – di Joseph Briska

Dopo le scottanti delusioni degli ultimi 20 anni inferte una dopo l’altra ai propri fan (fatta eccezione per Nonhosonno, 2001), ci si accosta ad un nuovo film di Argento sempre con speranza di un ritorno ai film che lo hanno reso immortale (Suspiria, Profondo rosso), con curiosità ma soprattutto tanta diffidenza.

A 5 anni dal flop della terza mamma (?), che ha segnato la fine del contratto che lo legava alla Medusa, e dopo le querelle legali per Giallo, con Brody (uscito prima su internet, poi dvd, e dopo 2 più di un anno a cinema in una calda estate) Argento ci offre la sua visione nel mito del Conte Dracula, interpretato da un rigido, sensuale ed elegante Thomas Kretschmann.

Un Dracula tormentato il suo. Che soffre, che ama e che vuol continuare ad amare.

Le locations scelte sono davvero suggestive, ed aiutano a ricreare una bella atmosfera, esaltata – specialmente nei boschi di notte – dal superbo Tovoli con la sua profondissima fotografia.
Perché è proprio la fotografia del film il vero gioiellino. Ed anche il 3D non delude, anzi, Dario ci gioca, si diverte e più volte fa divertire l’occhio dello spettatore).

Buone le musiche di Simonetti e gli effetti di Stivaletti, collaboratori storici di Dario (il primo sin da Profondo rosso, il secondo da Phenomena). Gli omicidi sono tutti ben costruiti, in particolare la scena della strage nella locanda, davvero ben riuscita e dove il 3D è quel quid pluris.

Ogni tanto un po’ di comicità involontaria in alcune situazioni (dialogo Mina / prete), un sole digitale di cui non si avvertiva la necessità (perché non ha scelto un classico ed artigianale riflesso di luce?), una enorme e grezza mantide in CGI che continua a fare imprecare anche il fan più incallito, ma soprattutto LEI: o meglio il parodistico autodoppiaggio di Asia Argento, che affossa un film intero. Appena apre bocca la risata del pubblico torna protagonista (mentre, al contrario, si è avvertita tutta la presenza in scena del grande Rutger Hauer).
Il bilancio quindi, è parzialmente positivo: lui dietro la macchina da presa c’è e si sente ma perché non cura più tutto nei minimi dettagli, come faceva tanti anni fa? C’era quasi riuscito a fare un film degno di portare la sua firma.
Ci possiamo consolare, almeno in parte, solo pensando alla bella inquadratura della luna piena, una delle più belle dei film di Argento, da molti anni a questa parte.

Joseph Briska

 

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