C’è tanto cinema targato Napoli alla imminente settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, la prima diretta da Marco Muller (reduce dai fasti veneziani), che si svolgerà all’Auditorum Parco della Musica di viale De Coubertin dal 9 al 17 novembre.
A cominciare dal concorso ufficiale, che tra i 15 lungometraggi prevede per l’Italia (oltre al Paolo Franchi di E la chiamano estate al Claudio Giovannesi di Alì ha gli occhi azzurri) il nuovo lungometraggio di Pappi Corsicato, il più “almodovariano” dei registi italiani (non a caso ha esordito come assistente sul set di Légami del regista spagnolo e non a caso il nuovo film richiama alla mente La pelle che abito, ultima fatica del nostro), Il volto di un’altra, vicenda con cui Pappi torna a parlarci del corpo e delle sue trasformazioni all’ombra della società dello spettacolo e dove Laura Chiatti è un’artista caduta in disgrazia in seguito ad un incidente e che si rilancia con una nuova immagine dopo una plastica facciale.
Gianfranco Pannone, uno dei più preparati documentaristi della scena nazionale, presenta nella sezione Prospettive Italia, fuori concorso, il suo Ebrei a Roma, percorso nella storia della secolare comunità ebraica di Roma, sorta quando nacque il Ghetto in cui papa Paolo IV relegò – a metà ‘500 – i romani di religione ebraica, e oggi più attiva che mai, tra tradizioni religiose, culturali, perfino gastronomiche, di grande suggestione e interesse.
Sempre in Prospettive Italia (fuori concorso), Gaetano di Vaio (Photo©Michela Iaccarino) porta a Roma ben tre opere targate «Figli Del Bronx» (la sua casa di produzione): la prima è il suo secondo documentario da regista dopo Il loro Natale, Interdizione perpetua (prodotto con Minerva Pictures e con musiche di Enzo Gragnaniello), ambientato nella miseria e nel degrado di Scampia, una delle periferie di Napoli sempre più abbandonate dallo Stato e lasciate in balia dei clan, dove si racconta del paradosso di chi, per vivere, fa il raccoglitore di ferro usato per pochi euro e che, invece di vedersi riconosciuta l’utilità sociale del mestiere (togliere i rifiuti dalle strade), si vede invece multato, sbattuto in galera, privato dei mezzi per vivere. L’interdizione perpetua è quella che vive la gente di Scampia: dal lavoro, dai diritti sociali e civili, dalla prospettiva di una vita normale.
Sempre di Scampia e del bisogno impellente di un rilancio delle politiche sociali sul territorio parla L’uomo con il megafono, diretto da Michelangelo Severgnini e prodotto sempre con Minerva Pictures di Gianluca Curti, con protagonista Vittorio Passeggio, un abitante delle “Vele” molto particolare, l’ultimo “apache” che da 30 anni conduce in questa periferia disperata una quotidiana battaglia di legalità e civiltà. Musiche di James Senese su testi di Peppe Lanzetta.
La terza opera è, in concorso nella sezione cortometraggi, l’esordio alla regia di Sergio Panariello (già aiuto di Capuano e Lombardi), Ciro, un’altra storia di vite difficili ambientata sempre nel cupo orizzonte all’ombra delle “Vele”.
Per tutte le info: http://www.romacinemafest.it