Più adatto che mai a un tempo che ricerca erroneamente le cause dei problemi attuali nell’attualità stessa, “Schermi alternativi” di Paolo Speranza spalanca una finestra sul passato. A riaprirsi, con essa, le ferite ancora fresche inferte alla cultura italiana dal ventennio berlusconiano. Appassionata e serrata antologia di articoli provenienti da “La Voce della Campania” (ora “La voce delle voci”), ai cui responsabili Andrea Cinquegrani e Rita Pennarola l’autore e collaboratore Speranza scrive un’accorata dedica, “Schermi alternativi” è un’opera coraggiosa per il lavoro di esplicita sottolineatura di nomi e accuse che compie in ogni sua pagina. Anzi, si può dire che, al di là dell’impetuosa introduzione rappresentata dalla prima delle cinque sezioni in cui s’articola il volume – quella dal titolo «Scenari: il cinema al tempo di Berlusconi» -, l’intento di denuncia sia raggiunto proprio laddove le identità dei colpevoli vengono lasciate ai margini in favore di un più ampio spazio da dedicare ai difensori del patrimonio artistico italiano. Sono tanti ma sempre gli stessi, questi paladini dell’arte ridotti allo stremo dalla mancanza di mezzi e finanziamenti e, nonostante tutto, attivi con costanza nei ridotti ma prolifici circuiti culturali locali, in particolare del Mezzogiorno; Speranza li elenca tutti all’interno di «Autori: il coraggio della realtà», «Iniziative: l’altro festival» e «Luoghi: Cinema a Sud» mostrando con chiarezza l’esistenza di una ricca realtà alternativa che, in maniera paradossale, sposa le tendenze e le innovazioni internazionali più di quanto facciano effettivamente prodotti ed esponenti della cultura “mainstream”. Fra esordienti schiacciati dalle difficoltà e professionisti che, in modo differente ma pur sempre ostacolati, perseverano nell’esercizio della propria passione, si vede e si sente la lama della mannaia di una censura spudoratamente subdola, che tuttavia non ferma la dichiarata “resistenza” degli addetti ai lavori più convinti, quelli avulsi da una «idea puramente mercantile, consumistica» (Toni Servillo, “L’’Unità”) che il cosiddetto ‘berlusconismo’ ha portato all’apice. E il già citato Servillo, le cui parole, tratte da un’intervista celebre, fungono da preludio allo spirito di signorile polemica di “Schermi”, ricorda anche che «quando si tocca il fondo è possibile risalire». Lezione diluita da Speranza lungo tutto il percorso dei suoi “dieci anni di cronache”, che lo vede accanirsi contro i cinepanettoni, contro le dinamiche di corruzione e nepotismo imperanti, contro le gravi (e spesso volute) mancanze governative, senza risparmiare nessuno; e, cosa più importante di tutte, in forza di un «ricordo non rituale» di Pier Paolo Pasolini, artista “scomodato per scomodare”, portatore di una visione “ontologica” dell’anticonformismo e della contestazione. E le cui «tracce» sono, non a caso, raggruppate tutte insieme in fondo al volume, come il mito insegna o affinché lo faccia.
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*”Cineblogger” (http://cinefatti.wordpress.com/), è appassionata di aforismi (ne potete trovare di suoi su http://www.aphorism.it/francesca_fichera/).