Sono sempre stata una gran lettrice, ma negli ultimi anni mi ero un po’ allontanata dalla narrativa: molto di quello che leggevo non mi catturava più e mi appariva scontato, e più spesso mi annoiava. Poi però mi sono imbattuta in qualche scrittore che ha saputo riaccendere dentro di me la scintilla della lettura. Uno di questi è Maurizio De Giovanni. La Napoli mostrata nei suoi gialli è intrigante e, per fortuna, molto lontana da cartoline, stereotipi, gomorre e sceneggiate di genere. Non certo perché lui non veda i mille problemi del territorio, ma perché gli interessa occuparsi soprattutto di emozioni e passioni da raccontare senza doversi per forza dedicare a un’analisi sociale diretta. Ed è una Napoli molto sentita e vissuta, indagata senza per questo essere attaccata con cattiveria, a volte quasi accarezzata: si capisce bene che De Giovanni non vivrebbe da nessun’altra parte. Ammiro molto la sua capacità di raccontare le anime di un personaggio e il fatto che lo faccia con personaggi napoletani che tiene lontani da partecipazioni oleografiche me lo rende ancora più prezioso.
Il suo personaggio più famoso è il commissario Ricciardi, un investigatore della Regia Questura di Napoli, e siamo negli anni Trenta. Ma c’è anche l’ispettore Lojacono de I Bastardi di Pizzofalcone (insieme alla sua squadra di investigatori che agisce nella Napoli di oggi) da cui l’omonima fiction che sarà su Raiuno i prossimi lunedì 9 e martedì 10 gennaio in prima serata.
La serie vede protagonista Alessandro Gassman nei panni di Lojacono, quest’uomo ruvido e un po’ solo, allergico alle regole, che viene trasferito a Pizzofalcone da un altro commissariato per punizione. Intanto, io raggiungo De Giovanni per parlarne un po’.
Che atmosfera troveremo nell’adattamento della storia dal libro alla Tv?
Si tratta di linguaggi diversi, inevitabilmente i lettori troveranno differenze rispetto a quello che hanno immaginato. Io sono contento perché gli attori sono davvero bravissimi.
Quanto è diversa la Napoli contemporanea in cui vive l’ispettore Lojacono da quella anni Trenta del commissario Ricciardi?
Napoli ha aspetti costanti, come la capacità di comunicazione delle persone, le luci e le ombre, ma anche differenze profonde, il senso della comunità del vicolo e del condominio ad esempio. Non saprei dire meglio o peggio, comunque.
Chi sono i Bastardi di Pizzofalcone e perché hai scelto di chiamarli proprio “Bastardi”? Sembra il nome di una gang.
Bisogna leggere i libri per capirlo. C’è tutta una storia dietro.
Forse Ricciardi e Lojacono non sono soltanto alla ricerca dell’autore di un delitto, ma desiderano scavare a fondo per capire le ragioni del gesto, trovare un perché. È così?
Sì. Soprattutto entrambi indagano la corruzione dei sentimenti che trascina al delitto.
Come si è trasformato il tuo stile linguistico per adattarsi alla fiction?
I dialoghi sono stati sostanzialmente mantenuti integri. La differenza è nella capacità mimica degli attori rispetto alle descrizioni degli stati d’animo, ma questa è una necessità dettata dalle sceneggiature rispetto ai romanzi.
Vedremo una Napoli diversa, magari un po’ insolita? Che città ci aspetta?
Napoli ha in sé tutto e il contrario di tutto. Quella che si vedrà è la mia particolare ottica di città, ferma restando la legittimità di ogni altra prospettiva.
Ci dici qualcosa sul tratteggio di questi personaggi? Che differenza c’è con quelli della saga di Ricciardi?
Ricciardi è un protagonista assoluto, tutti gli altri sono comprimari. I Bastardi invece sono ognuno protagonista della propria storia che si interseca con le altre.
E, infine, come ti sei trovato sul set con gli attori scelti per la fiction e gli altri “addetti ai lavori”?
Non sono stato un assiduo frequentatore del set, ma quando sono stato presente mi sono molto divertito. Ho un ottimo rapporto con regista e attori, perché ho avuto la sensibilità di non essere invadente. Almeno lo spero.
Grazie a Maurizio De Giovanni
https://www.youtube.com/watch?v=YFKoQnebDgg
[Photo & Video: Ufficio Stampa Rai]