Matilde Serao è un nome icona per Napoli. Tuttavia, la sua vastissima produzione letteraria è rimasta pressoché sconosciuta al grande pubblico ed è riuscita a sopravvivere con difficoltà al tempo e al mercato editoriale contemporaneo. Certo, Il ventre di Napoli, Leggende Napoletane e Il paese di Cuccagna sono ancora oggi ripubblicati da più case editrici e sono facilmente reperibili sugli scaffali di qualsiasi libreria in quasi tutta Italia, ma, a parte questi titoli, vi è poco alto. Ed è un peccato per un’autrice che, nonostante alcune pecche retoriche della sua scrittura, rappresenta un personaggio fondamentale per la storia culturale italiana tra ‘800 e ‘900, donna di cultura, giornalista, narratrice, promotrice, anche sceneggiatrice e altro.
In questo senso, molti sono i libri della Serao che meriterebbero di ritornare alle stampe e avere diffusione. Un plauso merita, quindi, lo Studio Garamond per aver riproposto a novant’anni dalla sua prima edizione Mors tua (1926), romanzo importante e ultima fatica narrativa di Donna Matilde, morta nel 1927.
Mors tua si pone come un’opera differente da molte altre, non un testo borghese mondano ad esempio, ma un romanzo corale su un dramma storico contemporaneo: la guerra che è distruttiva oltre ogni immaginazione, che uccide gli uomini e avvelena chi sopravvive nel profondo del cuore e dell’animo instillando principi di odio in lunga durata che porteranno alle ascese dei fascismi.
Si è lontani da molti dei temi soliti della Serao e di fronte a un’opera coraggiosa e pacifista che le sarà fatale nella corsa al Nobel, per il quale la Serao era candidata, insieme a Roberto Bracco, il più accreditato internazionalmente in quegli anni, su cui cadde il veto personale di Mussolini. Il premio fu poi assegnato a Grazia Deledda e si chiuse il “problema Italia”. Proprio con Bracco e con un suo testo (teatrale), Mors tua ha della comunanze: anche nel bracchiano L’internazionale (1914), testo precedente quindi l’ingresso dell’Italia in guerra, si pone con forza il tema del trauma del conflitto che, oltre a uccidere materialmente, corrode le idee e gli animi, distruggendo lì gli “internazionalismi” e dando il via ai nazionalismi fascisti.
L’importanza di Mors tua dello Studio Garamond sta, quindi, nell’aver ripubblicato un testo importante della Serao (e nella stessa collana anche Gerolamo Rovetta ed Ettore Socci) in ottica di pura riscoperta, rispetto ai titoli già noti. Una strada che era stata meritoriamente e con successo perseguita in precedenza e sempre con la Serao dalla Bel-Ami Edizioni nella riproposizione, anni fa nella collana “Classici sommersi”, de L’infedele. Anche in quel caso, un gioiello, un romanzo breve corale, ma di una coralità diversa rispetto ai tanti protagonisti di Mors tua: una storia mondana di un triangolo amoroso, in cui le voci dei tre protagonisti si confondono in un brusio corale di ambiente, di gente che mormora e che distrugge i rapporti.
Due testi completamente diversi ma che pongono entrambi l’accento sullo stesso punto: la necessaria riscoperta di una grande autrice nella sua vasta produzione.